Presentato il Bilancio Sociale 2017
5 MILIONI E 615MILA EURO DI RICCHEZZA DISTRIBUITA TRA I LAVORATORI DEL TERRITORIO
Coop134 ha presentato il bilancio sociale chiuso al 31 dicembre 2017 durante la “Festa del socio” venerdì 12 ottobre nella cornice di Oltremare a Riccione. La cooperativa sociale nel 2017 contava 456 dipendenti, di cui 160 inserimento lavoro, nell’anno in corso si è toccato quota 520 compresi i lavoratori stagionali.
“I numeri del documento sottolineano la responsabilità sociale dell’azienda – commenta il presidente Armando Berlini -, che va al di là del risultato economico: Coop134 infatti ridistribuisce ricchezza tra i propri lavorati per 5 milioni e 615mila euro. Risorse che rimangono sul territorio. Quello che conta, per la nostra cooperativa sociale di inserimento lavorativo, è soprattutto questo e dai numeri che scaturiscono dal nostro bilancio sociale è facile intuire e capire l’importanza e l’impatto che Coop134 oggi ha nel tessuto economico e sociale”.
Il patrimonio netto della cooperativa ammonta a 3 milioni e 92mila euro, mentre il valore della produzione è di 12 milioni 766mila euro, oltre 200 i mezzi e le attrezzature. “Ci attendono sfide complesse, siamo consapevoli che una cooperativa dinamica e che guarda al futuro con l’obiettivo della crescita in termini di lavori acquisiti e conseguentemente avere la possibilità di aumentare gli inserimenti lavorati, non smette mai di mettersi in discussione e di adattare la propria organizzazione al nuovo che avanza. Oggi – prosegue Berlini – per essere cooperativa sociale non basta più essere “buoni imprenditori sociali”, occorre essere efficienti e competitivi, perché questo ci viene richiesto dai nostri clienti storici e dal mercato in generale, di cui è sempre più difficile mantenere le quote. Così come i lavori acquisiti con tanto sacrificio nel corso degli anni, ancora più complicato risulta ottenerne di nuovi e quasi impossibile sperare in un aumento dei ricavi dalle commesse già in essere. Da qui la necessità di agire sui livelli di produttività e sulla struttura dei costi, avere una maniacale attenzione alla gestione dei servizi, sul buon utilizzo dei nostri mezzi e attrezzature, è necessario un costante monitoraggio del mercato e la massima attenzione all’innovazione tecnologica, senza mai ledere quelli che sono invece i diritti fondamentali dei nostri soci e lavoratori. Così facendo, seppure con tutte le difficoltà, la nostra cooperativa cresce ed espande la propria presenza sia nella nostra provincia che in altri territori o con acquisizione di lavori, come nelle Marche e nel Veneto o con collaborazioni importanti con altre cooperative di altri territori, che possono aprire nuovi scenari e nuove opportunità di crescita”.
Alla presentazione hanno partecipato anche l’assessore al lavoro e rapporti con il territorio del Comune di Rimini, Mattia Morolli, Massimo Gottifredi di Legacoop Romagna e Alberto Alberani, responsabile della Cooperazione sociale di Legacoop Emilia Romagna.












“L’Abbraccio” ha una lunga storia. Nasce come scultura in legno, allestita dopo il calco con fusione in bronzo. Nel 2005 il cedro dell’Atlantico (chiamato da tutti i cattolichini con affetto l’albero di Natale), venne tagliato: in un articolo dell’epoca, Arianna De Nicolò, raccolse le parole di Gennari, con le quali spiega la genesi dell’opera. “Passeggiavo per le vie del centro quando ho notato gli operai del Comune intenti a tagliare l’albero simbolo della città. Quel tronco era proprio ciò che mi serviva per realizzare un’opera che meditavo da tempo e che si chiama L’Abbraccio. Avevo già dei disegni preparatori, mancava solo la materia prima. Grazie all’aiuto di un responsabile comunale, che ha subito apprezzato il mio progetto, sono entrato in possesso del tronco di 2 metri e 70. È l’evocazione che emana l’albero attraverso il tempo, l’emozione che suscita nelle varie generazioni. Con L’Abbraccio vorrei ricontestualizzarlo nel suo spazio reale, poiché esiste da sempre, dal 1914, quando è stato costruito il Palazzo comunale. Questo simbolo appartiene a diverse generazioni della città. Quanta gente si è fermata sotto questo albero per scambiarsi i doni, per le feste, per chiacchierare o cercare un po’ d’ombra. Forse li sotto sono nati dei sentimenti. Dentro l’albero deve ricrearsi la vita pulsante di emozioni come figure che lì sotto giocavano ai sentimenti. L’abbraccio ideale con la città, come memoria evocativa e al tempo stesso reale del ciclo di vita stessa”.






